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Unire per governare, non solo per vincere

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Il “Rosatellum” è una legge che, senza dubbio, premia le aggregazioni. È questa la ragione principale che sta consentendo al Centrodestra di giocare seriamente la partita per il prossimo governo del Paese. Molto probabilmente, premierà la scelta di unire le forze che vanno da Salvini a Forza Italia, passando per la Meloni e per la cosiddetta “quarta gamba”. Basterà il 40 per cento, o forse qualcosa in meno, a consentire al Centrodestra di ottenere i numeri parlamentari per sostenere autonomamente il prossimo Governo del Paese. Basta, però? Forse no. Non basta perché le forze non serve unirle per una vittoria fine a se stessa, ma devono essere unite sulla base di una piattaforma politica da presentare al Paese. Un punto indiscutibile del programma, per la Lega, è l’abolizione della legge Fornero, tema su cui Forza Italia sembrerebbe nicchiare, con alcuni “stop and go” dovuti, soprattutto, all’eccessivo peso economico di questa scelta. Sui vaccini, nei giorni scorsi Matteo Salvini ha ipotizzato un ritorno indietro, attraverso l’abolizione dell’obbligo vaccinale voluto dalla Lorenzin. Anche su questo, Berlusconi non concorda. Per non parlare, poi, delle politiche sul lavoro e del “Jobs act” su cui le posizioni sono, anche in questo caso, divergenti. Viene spontaneo chiedersi a cosa serva affrontare una campagna elettorale uniti per poi dividersi il giorno dopo in Parlamento. A cosa serva unire le forze se poi le strade saranno, molto probabilmente, differenti. Uno sforzo unitario starebbe provando a farlo anche il Centrosinistra nelle regioni dove si andrà al voto, Lombardia e Lazio, provando a riportare Liberi e Uguali sul carro di Renzi. Anche qui, viene spontaneo chiedersi se servirà. Ed allora, forse, è arrivato il momento di parlare al Paese un linguaggio chiaro che consenta di portare alla costruzione di percorsi omogenei. Di questo passo, il 4 sera (forse!) si saprà chi avrà vinto ma non chi sarà chiamato a governare.

DB